Nel campo della bioedilizia, si sente spesso parlare di “edifici a costo zero”, “case ecosostenibili”, “NZEB”, “passivhaus” (o passive house nella variante inglese) e così via, termini tecnici spesso chiari solo agli addetti ai lavori, che invece è giusto comprendere, anche al fine di una corretta scelta della propria soluzione abitativa ideale.
In particolare oggi affrontiamo le tipologie “casa attiva” e “casa passiva”, di cui vedremo punti comuni e differenze.
Per comprendere la differenze tra casa passiva e casa attiva, cerchiamo di chiarire prima i concetti base che contraddistinguono queste due tipologie di casa ecologica.
Cos’è una casa passiva?
Indice dei Contenuti
La casa passiva, come visto in un precedente articolo, è quell’edificio in cui si riesce a mantenere un ambiente interno climaticamente confortevole durante tutto l’anno, senza ricorrere a sistemi attivi di riscaldamento o condizionamento convenzionali.
Questo è possibile perché gli edifici passivi sono progettati e strutturati affinché la somma degli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare trasmesso dalle finestre e il calore generato internamente all’edificio da elettrodomestici e dagli occupanti stessi siano quasi sufficienti a compensare le perdite dell’involucro durante la stagione fredda.
L’architettura passiva si avvale di “masse di accumulo termico”, cioè quantità di materiali edili con elevata capacità termica esposti all’ambiente interno per svolgere al meglio la loro funzione di accumulo e rilascio del calore e del fresco – o al più separati da esso a mezzo di strati di materiali fortemente conduttivi il calore e completamente aderenti ad essi.
In altre parole, in una casa passiva, la perdita di calore attraverso le pareti esterne dell’edificio viene minimizzata attraverso l’impiego di materiali che garantiscano l’isolamento termico, l’assenza di ponti termici, l’elevata impermeabilità all’aria, il controllo della ventilazione.
Buona parte del calore contenuto nell’aria calda espulsa dalla casa (energia di scarto) viene trasferito all’aria fresca in ingresso, con un recupero di circa l’80% del calore.
L’aria fresca può essere introdotta nella casa attraverso condotti sotterranei che effettuano uno scambio di calore con il suolo. Questo preriscalda l’aria fredda proveniente dall’esterno ad una temperatura di almeno 5°C anche nelle più fredde giornate invernali, quando l’aria esterna è ben sotto lo zero.
Possiamo affermare che la casa passiva consuma l’energia che produce riuscendo a mantenere i requisiti massimi di comfort (temperatura confortevole, giusto tasso di umidità, ricambi d’aria tali da non avere aria viziata) senza spendere energia primaria.
L’architettura passiva è dunque una architettura che copre, con una serie di dispositivi passivi, la maggior quota dei fabbisogni energetici degli edifici attraverso flussi di caldo e freddo tratti dall’energia solare esterna e dell’energia prodotta dalle persone e dagli elettrodomestici interni.
Una casa passiva per definizione consuma energia sotto i 15 kWh/mq all’anno, sia per il riscaldamento che per il raffreddamento.
Esistono anche gli edifici ad energia zero che praticamente producono energia da sole fonti rinnovabili.
Gli edifici passivi nascono in Svezia e si sono poi diffusi in Germania, Austria e Paesi Bassi.
Non c’è tuttavia una sola categoria delle case passive, possono esserci diverse classificazioni, a seconda del clima del luogo in cui viene costruita.
Ad esempio, le case passive del Nord Europa sono ben diverse dalle case passive costruite nel Sud Europa, queste ultime sono realizzate soprattutto per proteggersi dal surriscaldamento.
Quali sono le caratteristiche di base di una casa passiva?
Per rientrare nella definizione di casa passiva ecco alcune caratteristiche che un edificio dovrebbe avere:
– una forma compatta ed un buon isolamento termico;
– orientamento verso sud con alcuni accorgimenti sull’ombreggiatura;
– vetri e cornici delle finestre ad alta efficienza energetica;
– impermeabilità all’aria della struttura esterna;
– preriscaldamento passivo dell’aria fresca;
– recupero di calore dall’aria in uscita attraverso uno scambiatore di calore aria-aria;
– produzione di acqua calda attraverso energia rinnovabile;
– elettrodomestici a basso consumo.
Cos’è una casa attiva?
La casa attiva racchiude in sé tutti i concetti fondamentali appena visti per la casa passiva, ma in più è implementata da un bilancio positivo tra energia consumata e prodotta
In parole semplici, ci troviamo di fronte ad una casa attiva, quando questa è in grado di produrre più energia di quella che consuma. Abitando una casa attiva, produrre energia non sarà più un costo, ma un guadagno!
Una casa attiva si “auto alimenta”, ad esempio: in una casa attiva i pannelli solari termici forniscono acqua calda e quando non c’è sole l’energia verrà presa da quell’energia accumulata durante l’estate dai pannelli solari elettrici.
La casa attiva, dunque è un edificio col giusto equilibrio tra risparmio energetico e costi accessibili, produce energia per sé e anche per l’ambiente.
La differenza tra casa passiva e casa attiva sta quindi nel fatto che l’edificio passivo punta al risparmio dell’energia necessaria a sostenerlo, mentre l’edificio attivo, per definizione, produce energia, riutilizzandone la parte che non viene consumata dalle persone che la abitano.
In questo modo, l’energia che “avanza” può essere riutilizzata in altre forme e per altri scopi, come investimento ad esempio.
Ridurre il consumo energetico di un edificio è possibile
Una progettazione attenta, basata sui principi della bioarchitettura unitamente alla scelta di materiali naturali, come il legno e i suoi derivati, di leganti, colle e vernici che non contengano solventi chimici e che siano invece completamente atossiche, sono in grado di proteggere la nostra salute e di farlo nel pieno rispetto dell’ambiente!
Le sfide del futuro
Oggi vi è un filone di architettura rispettosa dell’ambiente che sta portando avanti una nuova e importante sfida, in cui il momento della progettazione diventa fondamentale per ottenere dei risultati sorprendenti in termini di modernità e comfort.
Tanto la casa passiva quanto la sua “evoluzione” attiva rappresentano perciò le abitazioni del futuro.
La sfida per il domani è realizzare costruzioni biocompatibili ed ecosostenibili a costi contenuti, che oltre ad essere rispettose e in armonia con l’ambiente, facciano loro stesse qualcosa per migliorarlo. Solo così è possibile mettere in atto una rivoluzione abitativa, energetica ed ambientale che sia irreversibile.