Il terreno agricolo è una risorsa
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I terreni agricoli sono quelle porzioni omogenee di territorio che, secondo l’Art.2 del D.M. 2 aprile 1968, n. 1444, rientrano nella lettera “E – Parti del territorio destinate ad usi agricoli”.
Abbiamo parlato in modo accurato dell’edificabilità dei terreni agricoli, ma oggi esploriamo l’altro aspetto di questa tipologia di territorio, ovvero le coltivazioni agricole.
In particolare, proviamo a dare uno spunto su come poter utilizzare un terreno agricolo per farlo fruttare dal punto di vista economico, facendo un investimento su una coltivazione che ha molta attinenza con la bioedilizia e la sostenibilità ambientale: la canapa.
In Italia, come abbiamo riferito in questo articolo su Canapa e Bioedilizia, la produzione di canapa è stata molto importante fino alla seconda metà del 1900 e le sue caratteristiche venivano utilizzate in molti campi industriali.
Per iniziare la coltivazione
La canapa può essere coltivata per diversi utilizzi e, escludendo quelli illegali che necessiterebbero comunque di una particolare varietà di questa specie, conoscere l’obiettivo che si intende raggiungere è il primo passo per avviare una coltivazione corretta.
Innanzitutto, è bene sapere, proprio per mantenere la legalità, che non tutte le varietà di cannabis possono essere coltivate in Europa. Quelle coltivabili sono presenti e registrate nell‘Elenco ufficiale, redatto dalla Commissione Europea. I semi devono sempre essere certificati ed è importante verificare questa condizione dal venditore.
Assocanapa è una delle maggiori associazioni italiane dedicate alla canapa e mette a disposizione molte informazioni e risorse, compresa la vendita dei semi e l’acquisto della canapa per i vari utilizzi.
Gli utilizzi della canapa
Il primo utilizzo è quello legato alluso alimentare/officinale della pianta. La parte che viene per lo più adoperata in questo caso è l’infiorescenza, a basso contenuto di cannabinoidi (cannabis light). Per questo, tale coltivazione è detta canapa da fiore. Solo alcune varietà dioiche (con piante diverse tra maschio e femmina) possono essere coltivate a questo scopo. Durante la crescita i maschi vengono rimossi per evitare l’impollinazione e raccogliere i fiori dalle femmine.
Il fiore viene usato in diversi ambiti: per estrarre il THC e il cannabidiolo (CBD) ad uso terapeutico, per usi erboristici, cosmetici e per usi alimentari.
La canapa da seme viene coltivata in modo differente, lasciando i maschi per far sì che i fiori diventino frutti e, quindi, semi. Questi sono usati per scopi simili al fiore, ma anche per produrre olio di canapa e sementi alimentari o per la riproduzione agricola.
Il secondo utilizzo è quello più industriale, in cui le fibre della pianta sono usate per produrre cordame, tessuti e materiali edili, o meglio, materiali bio-edili, dato che parliamo di utilizzo in bioedilizia.
Le varietà di canapa industriale, ottime per la produzione di paglia dalle fibre, sono, generalmente, caratterizzate da una grande resistenza e non richiedono particolari cure, come diserbo, irrigazione e fertilizzanti chimici (se non un po’ di concime naturale), durante la coltivazione.
Come si coltiva la canapa
Intanto, diciamo che il terreno adatto alla coltivazione della canapa è un terreno medio e ben drenante, cioè caratterizzato da un equilibrio tra la componente sabbiosa, limosa e argillosa e che non trattiene acqua in superficie. Abbiamo trattato approfonditamente l’argomento in questo articolo dedicato al Suolo.
Anche se la canapa è originaria dell’Asia, il clima del bacino mediterraneo, ed in particolare delle aree climatiche italiane, è ottimamente tollerato dalla pianta.
Non scendiamo, in questo articolo, nel dettaglio delle tecniche agronomiche, ma diciamo che in base all’utilizzo finale che si sceglie, se l’obiettivo è il fiore, il seme o la paglia, si dovranno attuare comportamenti agricoli diversi.
Ad esempio, per le coltivazioni da seme le piante devono stare ad una certa distanza, che si riduce notevolmente in quelle da paglia. Anche la raccolta delle infiorescenze va eseguita a mano per non rovinare i fiori, mentre la paglia può essere mietuta a macchina.
Per approfondire gli argomenti sulle tecniche di coltivazione, rimandiamo alla sezione del sito di Assocanapa.
Diamo, però, un’occhiata a quelli che sono i costi e i guadagni possibili in questa tipologia di investimento.
Quanto costa e quanto si guadagna?
Per quanto riguarda i costi, mediamente 1 kg di semi di canapa da fibra è venduta a circa 6 €/kg e, per una densità di semina di circa 50 kg per ettaro, ci vorranno circa 300 € per 1 ettaro di terreno.
Per le varietà da seme e da fiore, che richiedono una densità minore, la spesa della semente sarà di circa 210 € per 1 ettaro.
Naturalmente le condizioni di coltura (se outdoor o indoor, se c’è bisogno di manodopera o macchinari, ecc.) dipendono ancora una volta da cosa si vuole ricavare dalla canapa. Le differenze di investimento vanno sempre pianificate e gestite, ma i guadagni sono comunque cospicui.
Il ricavo medio per ettaro, può oscillare tra i 1400 e i 1800 € per ettaro, ma anche in questo caso le differenze di coltivazione portano diverse conseguenze. La paglia si produce in quantità maggiori, ma si ricava meno, mentre fiori e semi possono raggiungere valori molto alti, ma hanno anche costi di gestione elevati.
Inoltre, la qualità del prodotto finale (infiorescenze compatte, semi lavorati, fibre pulite) ne aumentano il valore.
In conclusione
Anche se in misura inferiore rispetto agli anni scorsi, quando la riscoperta della canapa ha portato ad un notevole incremento dei guadagni dei coltivatori, questa coltura resta un buon investimento per far fruttare il proprio lotto agricolo.
L’importante è avviare la coltivazione con preparazione e metodo, sia per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere e le strategie imprenditoriali, sia per la conoscenza della pianta e del proprio terreno.
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