Crisi e trasformazione dell’edilizia in Italia
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Gran parte del patrimonio immobiliare italiano è stato realizzato nei decenni passati con scarsa attenzione esecutiva verso i temi dell’isolamento termico e dell’efficiente gestione degli impianti per il riscaldamento ed il raffrescamento, risultando energeticamente disperdente, con pesanti ripercussioni economiche ed ambientali, in particolare nei grandi centri urbani. Il tradizionale impiego di energie fossili come petrolio, gas e carbone (peraltro importate a caro prezzo da paesi produttori esteri) ha comportato inoltre un elevato livello di emissioni di C02 e inquinanti in atmosfera.
Da qualche anno a questa parte, stiamo assistendo ad una profonda trasformazione del comparto dell’edilizia nel nostro paese, dovuta prevalentemente all’esigenza di superare la grave crisi che ha colpito il settore dopo il 2008, impiegando nuovi strumenti, materiali e tecniche costruttive alternative al classico laterocemento. Questa forte spinta verso l’innovazione ha determinato un crescente interesse in particolare verso le costruzioni in legno a basso consumo energetico. Argomenti come bioedilizia e bioarchitettura, risparmio energetico e sostenibilità ambientale trovano risposta concreta nelle moderne case prefabbricate a struttura portante lignea.
Sostenibilità ambientale delle costruzioni
Il tema della sostenibilità ambientale delle costruzioni è oramai centrale e prioritario in edilizia, imponendo a progettisti ed imprese un nuovo approccio ispirato a criteri di rispetto verso l’ambiente, attraverso scelte concrete che prevedano l’impiego prevalente di materiali ed energie rinnovabili.
Dagli anni ’70 in poi, la crescita demografica, unitamente al progresso tecnologico, hanno acuito gli effetti dello sviluppo urbano sull’ecosistema. Uno sviluppo sostenibile deve soddisfare le necessità del presente, senza compromettere le possibilità delle future generazioni di rispondere ai propri bisogni. E’ evidente che si tratta di una definizione complessa che coinvolge aspetti economici, sociali, ambientali ed, in particolare, i principali settori produttivi (agricoltura, industria, energia, artigianato, commercio).
L’edilizia (intesa sia come settore delle costruzioni che come fruizione degli immobili da parte degli occupanti) contribuisce sensibilmente alla sostenibilità ambientale, in quanto la realizzazione di fabbricati comporta un elevato consumo di risorse energetiche e materiali. Inoltre, abitazioni e luoghi di lavori devono essere riscaldati, raffrescati e provvisti di acqua calda sanitaria. Edifici termicamente male isolati richiederanno molta energia per raggiungere un livello accettabile di comfort bioclimatico.
Embodied energy, l’energia incorporata nelle costruzioni
In edilizia, il concetto di risparmio energetico è utilizzato spesso a sproposito o in modo parziale, ad esempio indicando i vantaggi di una caldaia a condensazione rispetto ad una tradizionale a gas, senza contestualizzare tale miglioria impiantistica rispetto alle caratteristiche dell’immobile.
Per discutere seriamente di edilizia sostenibile è necessaria una visione globale della costruzione, centrata sulle tre principali fasi del ciclo di vita del fabbricato che determinano la somma dei consumi di energia effettiva. Ogni edificio viene realizzato, utilizzato ed infine smaltito. Ognuna di queste fasi comporta un inevitabile consumo di energia variabile in base alle specifiche caratteristiche costruttive.
A questo proposito esiste un vero e proprio indicatore per misurare l’energia incorporata nelle costruzioni, denominato “embodied energy“, che valuta l’energia effettivamente utilizzata in tutte le fasi di vita dell’edificio, dalla realizzazione sino alla demolizione a fine ciclo.
Le case prefabbricate a basso consumo energetico impiegano il legno come materiale principale per la realizzazione delle strutture portanti di pareti, solai e coperture. In pratica, esclusi gli isolamenti termici e gli elementi di fissaggio in acciaio, la porzione fuori terra è realizzata completamente in legno (generalmente di abete rosso, in forma massiccia o lamellare). Questo materiale è rinnovabile e riciclabile, semplice da lavorare e trasportare: per questo motivo il legno contiene un basso quantitativo di energia al proprio interno.
Me vediamo nel dettaglio le 3 fasi che scandiscono il di vita di un edificio per capire meglio come e perché le strutture realizzate in legno risultano più sostenibili rispetto a quelle costruite con altri materiali.
1. La fase di costruzione
Circa il 40-50% dell’energia impiegata è spesa durante la fase di produzione e costruzione di un edificio. Oltre alla realizzazione in cantiere, si deve infatti considerare la fabbricazione di tutti i materiali e i prodotti che faranno parte dell’immobile, a loro volta derivati dall’estrazione e lavorazione delle materie prime. In tutti questi passaggi sarà necessario ricorrere ad una certa quantità di energia, quasi sempre di origine fossile.
Materiali come laterizio, cemento, calcestruzzo, acciaio (in particolare) richiedono una grande quantità di energia incorporata, tuttavia anche alcuni elementi tecnologici, comunemente presenti nelle moderne case a basso consumo, come i pannelli solari fotovoltaici, inglobano molta energia per essere prodotti.
Il legname da costruzione resta comunque uno dei materiali con i minori valori di “embodied energy” in assoluto, in quanto è leggero, facilmente lavorabile e trasportabile.
Un cantiere in legno ha tempi di costruzione ridotti ed il montaggio può essere eseguito con mezzi e macchinari di dimensioni ridotte, impiegando complessivamente una minore quantità di energia rispetto ad un cantiere tradizionale in laterocemento.
2. La fase di uso
La fase di uso è riferita al corso della vita dell’edificio a partire dal momento dell’insediamento degli occupanti sino all’inevitabile demolizione. L’energia spesa nel corso dei decenni in cui l’immobile verrà abitato (per un tempo variabile da 50 a 100 anni) è quella necessaria a soddisfare tutte le quotidiane esigenze abitative come il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria, l’illuminazione e il funzionamento dei vari elettrodomestici ed apparecchi elettrici.
Diminuendo le dispersioni termiche dell’involucro con la progettazione e realizzazione di cappotti termici adeguati ed utilizzando impianti ad alta efficienza energetica basati su fonti rinnovabili, come pannelli solari e pompe di calore, si abbassa moltissimo la richiesta di energia complessiva.
Le case prefabbricate in legno consentono di limitare al minimo i consumi energetici, grazie all’elevato isolamento termico e all’impiego di impianti moderni ed efficienti. La fase di uso di un edificio moderno incide sul bilancio energetico globale per un 50-60% circa del totale. Si tratta di un valore considerevole, ma di gran lunga inferiore al passato, quando gli edifici erano male isolati e dissipavano un’enorme quantità di calore.
3. La fase di smaltimento
Un edificio a fine ciclo dovrà inevitabilmente essere demolito e smaltito. Rispetto al passato, il materiale di risulta viene scrupolosamente selezionato e reimpiegato nel ciclo produttivo. Ad esempio, inerti e leganti come cemento e mattoni possono essere frantumati e riciclati come materiale secco per riempimenti di fondi stradali o sottofondazioni, mentre i metalli come acciaio, alluminio e rame verranno fusi nuovamente e riutilizzati.
E’ evidente che il legno da costruzione impiegato per la realizzazione delle case prefabbricate può essere riciclato al 100% con un costo ambientale praticamente pari a zero, per produrre pellet, pannelli, fibre isolanti, ecc.
Le case prefabbricate in legno a basso consumo energetico rappresentano pertanto un’alternativa più sostenibile rispetto ai sistemi costruttivi tradizionali in laterocemento, assai più impattanti in termini energetici sull’ambiente a parità di caratteristiche volumetriche ed architettoniche.
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