Falsi miti e preconcetti sulle Case in Legno

Fuoco e Case in legno: falsi miti e verità

Uno dei preconcetti più diffusi sulle case di legno è che queste abbiano una scarsa resistenza al fuoco o, ancor più, che siano delle vere e proprie minacce per la salute di vi abita. Ma da dove ha origine questo falso mito? Perché si crede ancora erroneamente che una casa di legno sia una costruzione di serie B, poco durevole nel tempo e, soprattutto, pericolosa?

L’origine del mito e le prove inconfutabili

Il legno è generalmente utilizzato per accendere barbecue, fuochi e quant’altro. Nella mentalità comune, pertanto, questo nobile materiale è visto come poco resistente al fuoco e si teme il suo impiego nella costruzione di unità abitative proprio per il timore d’incendi. E’ un dato di fatto che il legno s’infiamma più facilmente rispetto all’acciaio o al cemento, che sono materiali incombustibili, ma ciò non implica necessariamente una bassa resistenza al fuoco. A conferma di quanto detto basta considerare che:
Il legno divampa molto lentamente. E’ risaputo, infatti, che dapprima si brucia la superficie esterna (che carbonizza) e poi quella interna: in questa sede, infatti, si crea uno strato protettivo che rallenta moltissimo l’avanzare del fenomeno combustivo.
– Inoltre, lo strato interno, ossia la sezione non ancora carbonizzata, sebbene abbia subito un aumento anche piuttosto elevato della temperatura, riesce a mantenere la sua efficienza meccanica.
– Il crollo strutturale, dovuto al collasso dell’elemento portante, è provocato da uno spessore ridotto della sezione rimasta integra. Ciò significa che la struttura cede quando la parte portante è stata progettata con uno spessore talmente scarso da non riuscire ad assolvere la sua funzione.

Legno vs acciaio e cemento

Contrariamente a ciò che molti credono, l’acciaio e il cemento possiedono una resistenza al fuoco inferiore a quella del legno.
La resistenza del cemento armato, infatti, è funzionale allo spessore del rivestimento da cui è costituita l’armatura metallica. Questa, in genere, si trova nel centro della parete ed è soggetta ai medesimi effetti della temperatura di una struttura realizzata completamente in acciaio. In questo caso, gli elementi strutturali in acciaio non divampano ma sono soggetti a un rapidissimo decadimento delle loro caratteristiche meccaniche in base alla temperatura sviluppata. In caso d’incendio, quindi, l’acciaio diventa subito molto morbido. A causa della sua elevata conducibilità al calore, dopo un’esposizione alle fiamme di soli 5 minuti, l’acciaio raggiunge una temperatura di circa 500° C. Trascorsi 10 minuti dall’incendio, l’edificio di acciaio collassa su se stesso: una triste conferma di questi dati proviene dal repentino crollo delle Twin Towers, l’11 Settembre del 2001.

La resistenza al fuoco non dipende dal materiale

Al contrario di ciò che si ritiene comunemente, la resistenza al fuoco non è una proprietà del materiale di costruzione ma della struttura dell’edificio: dipende, infatti, dalla sua geometria, dalle condizioni di esposizione al fuoco e dai carichi agenti sugli elementi portanti e sui giunti.
Pertanto, la resistenza al fuoco è un fattore da valutare a seconda dei casi, mediante procedimenti specifici messi in atto da enti competenti in materia.

Come si valuta la resistenza al fuoco?

Per capire quanto un edificio sia resistente alle fiamme, si eseguono dei calcoli che stabiliscono quanti minuti trascorrono dall’inizio dell’incendio al collasso definitivo della struttura. Questa valutazione è compiuta seguendo tre metodi diversi: sperimentale (attraverso dei test), tabellare (confrontando delle tabelle) e analitico (compiendo dei calcoli).

Le classi di reazione al fuoco

Un altro parametro utile per stabilire il comportamento del legno in caso d’incendio è la reazione al fuoco. Questa stabilisce il grado di partecipazione dei materiali combustibili al fuoco, secondo diverse classi di appartenenza che variano da 0 a 5. Acciaio e calcestruzzo sono materiali incombustibili e dunque possiedono una classe di reazione al fuoco pari a 0, mentre il legno oscilla tra 3 e 4. Resta fondamentale, tuttavia, la portata della struttura e la sua geometria.

Conclusioni

In base a quanto detto, si deduce che una struttura di legno, seppur fumante e annerita, in caso d’incendio risulta comunque vittoriosa rispetto ad altri materiali ritenuti più resistenti perché la sua struttura molecolare resta pressoché invariata e non è soggetta a crolli improvvisi (come nel caso dell’acciaio e del calcestruzzo). Un’ulteriore conferma di quanto detto proviene da un recente test compiuto da un’equipe di ricercatori austriaci all’interno del prestigioso Istituto Europeo sul Legno a Vienna.
Lo studio ha dimostrato che le case di legno possiedono caratteristiche meccaniche di resistenza al fuocodecisamente superiori rispetto a quelle costruite in edilizia tradizionale, ovvero in acciaio e cemento.
Durante la prova, una parete interna in legno è stata data alle fiamme per oltre 2 ore, raggiungendo una temperatura di 1075° C. Ciononostante, i valori superficiali esterni della parete oscillavano tra i 14° C e i 24° C. Inoltre, i risultati del test hanno evidenziato che, dopo 2 ore d’incendio, la parete non aveva subito alcun cambiamento nelle sue le proprietà statiche e che le uniche due parti danneggiate dal fuoco erano il pannello in lana di legno cementizzata e quella di cartongesso. Questa ricerca è la conferma decisiva di come l’edilizia sostenibile possa offrire standard di sicurezza elevatissimi, non solo in termini di resistenza sismica, ma anche nell’eventualità d’incendi molto severi.

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