Sconto in fattura e cessione del credito: cosa cambia con il Decreto Sostegni Ter

Sconto in fattura e cessione del credito: cosa cambia con il Decreto Sostegni Ter

Si è fatto un gran parlare delle modifiche su sconto in fattura e cessione del credito che il Decreto Sostegni Ter avrebbe apportato. Si temeva che questi strumenti venissero in qualche modo “azzoppati”, mettendo a rischio l’intero mercato edilizio italiano, non riuscendo più a realizzare cantieri in Superbonus 110% e, quindi, interventi di riqualificazione energetica.

In realtà, le modifiche contenute nel Decreto Sostegni Ter non toccano direttamente questi strumenti necessari per poter sfruttare al meglio il Superbonus 110%. Vediamo perché e come funzionano nel dettaglio la cessione del credito e lo sconto in fattura.

Sconto in fattura e cessione del credito: due strumenti fondamentali

L’art. 19 del fu Decreto Rilancio, dedicato al Superbonus 110%, è stato davvero fondamentale per il mercato dell’edilizia. Ma senza l’art.121, su sconto in fattura e cessione del credito estesa a tutti i bonus fiscali, non avrebbe avuto la stessa forza.

Infatti, il Superbonus senza lo sconto in fattura o cessione del credito, sarebbe uno strumento di cui solo una percentuale molto piccola di famiglie italiane potrebbe usufruire.

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2022 abbiamo avuto la proroga degli incentivi Superbonus 110% e degli incentivi minori: Bonus Casa, ristrutturazione dell’edilizia del 50%, Ecobonus 50/65 per gli interventi di riqualificazione energetica.

Notizia ancor più attesa è stato l’allineamento di sconto in fattura e cessione del credito come strumenti fiscali da allegare ed abbinare agli incentivi di cui sopra.
Infatti, se da una parte gli incentivi hanno scadenze, massimali ed aliquote ben definite, dall’altra abbiamo 3 strumenti per poter sfruttare queste detrazioni.

Come recuperare i crediti fiscali

Per ogni intervento realizzato, inteso come ristrutturazione edilizia o riqualificazione energetica, che siano esse al 50/65/110%, lo Stato dà la possibilità di maturare dei crediti fiscali pari alla percentuale delle spese sostenute. Questi crediti fiscali si possono poi recuperare in 3 modi:

  1. sotto forma di detrazione fiscale sul proprio cassetto fiscale con la propria capienza Irpef;
  2. con la cessione del credito, cioè vendendo e monetizzando questi crediti per riceverne una liquidazione da aziende o istituti bancari;
  3. con lo sconto in fattura, cioè uno sconto immediato pari alla percentuale di detrazione sostenuta.

Superbonus 110: Condizioni per ottenerlo

Come sappiamo, per ottenere la detrazione al 110%, si deve realizzare almeno uno dei due interventi trainanti:

  1. sostituzione del generatore
  2. l’isolamento termico delle superfici opache per un minimo del 25%.

A questi si possono abbinare interventi trainati come, ad esempio, sostituzione degli infissi, installazione di impianti fotovoltaici, batterie.
Condizione necessaria per poter ottenere il Superbonus 110% di detrazione fiscale è garantire il miglioramento di almeno due classi energetiche attraverso questi interventi.

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Cessione del credito e sconto in fattura per interventi al 110%

Poniamo che si voglia eseguire un intervento di Superbonus 110% investendo 100 mila euro per la riqualificazione energetica.
Concretamente, il privato dovrà affrontare almeno un intervento trainante, come ad esempio la pompa di calore, a cui si aggiungono interventi trainati, come infissi e fotovoltaico.
Così facendo, riesce a garantire il doppio salto di classe energetica e matura 110 mila euro di crediti fiscali.

Strumenti per il recupero di crediti al 110%

Nel concreto questi crediti si possono recuperare come:

  1. detrazione fiscale in 4 anni – Significa che per poter usufruire del Superbonus 110% il privato si basa esclusivamente sulla propria capacità Irpef per poter scaricare il credito fiscale. Nell’esempio, corrisponde a 27.500 euro l’anno di sconto.
  2. cessione del credito fiscale ad una banca che li liquiderà subito con una percentuale di circa il 92%. Spesso è la banca stessa a finanziare con un prestito ponte la realizzazione degli interventi, sapendo che potrà poi maturare i crediti che a loro volta le verranno ceduti. Quindi, nell’esempio, la banca liquiderà 101200 euro, facendo recuperare al privato qualcosa in più dell’investimento iniziale.
  3. sconto in fattura – È l’azienda che esegue i lavori che applica lo sconto in fattura e non fa pagare niente, prendendo a carico i crediti fiscali. Non c’è invece un investimento di capitali da parte del privato. Lo sconto in fattura, in ogni caso, non potrà essere superiore al 100% della spesa.

Cessione del credito e sconto in fattura per interventi al 50%

Poniamo una semplice ristrutturazione di casa, per una spesa di 100 mila euro, su cui si interviene con opere scollegate dal Superbonus 110%, per il rifacimento degli impianti a pavimento, dei bagni, del tetto o altro. In questo caso, si ha la detrazione del 50%. Significa che su 100 mila euro si maturano 50 mila euro di crediti fiscali.

Strumenti per il recupero di crediti al 50%

La detrazione del 50% su 100 mila euro di spesa si traduce in 50 mila euro di crediti fiscali maturati, che si possono recuperare con:

  1. detrazione fiscale in 10 anni, se la capienza Irpef vi dà possibilità di scaricare la quota. Rifacendosi all’esempio quindi 5000 euro l’anno.
  2. Cessione del credito con conversione all’80%, quindi  ricevere 40 mila euro subito.
  3. Sconto in fattura del 50%, per cui si pagheranno solo i 50 mila euro residui di investimento.

Attualmente le modifiche introdotte col Decreto Sostegni ter non influenzano questa fase, ma quella del mercato dei crediti.

Cosa cambia per la cessione del credito con il Decreto Sostegni Ter

Nel citato art. 121 del Decreto Rilancio, i crediti potevano potenzialmente essere ceduti all’infinito.

Poteva succedere, quindi, che un privato cedesse alla banca i crediti e che questa, a sua volta, li cedesse ad un altro istituto bancario, per motivi fiscali.
Oppure il privato poteva cedere i crediti alla sua stessa azienda, o a quella di un conoscente, che a sua volta li cedeva ad una banca.

Questa “cessione libera” ha creato un vero e proprio mercato di crediti secondari legati a bonus e superbonus che potevano essere “commercializzati.

Il Decreto Sostegni Ter ha troncato di netto questo mercato secondario, stabilendo, all’art.28, che chi fa la cessione del credito può cedere il credito una volta sola.

Questa modifica non influenza, se non di riflesso, la cessione del credito o lo sconto in fattura dei privati.
Il privato potrà continuare a cedere il credito o ottenere lo sconto in fattura. A sua volta, l’azienda che fa lo sconto in fattura, cioè carica i crediti fiscali sul proprio cassetto fiscale, potrà cederli una sola volta, ad esempio ad una banca.

Ciò che subirà una profonda modifica è la commercializzazione dei crediti.

L’impatto sul mercato dei crediti secondari

I principali operatori del mercato di crediti fiscali sono gli istituti di credito. Le banche sfruttano infatti i loro capitali per generare altre liquidità erogando prestiti, mutui, etc.
La banca compra i crediti fiscali trattenendo una percentuale, che è il rendimento sui capitali sostenuti, e recupera poi i crediti acquisiti sulle sue tasse.

All’interno di questo meccanismo, lo Stato quindi non mette fisicamente dei soldi, ma sconta delle tasse sapendo che non le incasserà.
La banca, ovviamente, preferisce erogare denaro ai privati ed averne un rendimento, invece che pagare direttamente lo Stato attraverso le tasse.
Per questa ragione gli istituti di credito hanno interesse ad acquistare il credito fiscale.

Tuttavia, specialmente le banche più piccole, potrebbero arrivare presto a saturazione: non potranno più acquisire crediti perché la loro capienza Irpef è esaurita. È questo il motivo per cui le banche minori non hanno possibilità di ricevere tanti crediti fiscali ed è questa la principale conseguenza che il Decreto Sostegni Ter avrà sul mercato edile legato ai (super)bonus e alle riqualificazioni energetiche.

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